venerdì 30 agosto 2013

Orlando Furioso - Beghe familiari

Nota: sto per andare in ferie (yeah!) quindi settimana prossima niente aggiornamenti. Riprendo dalla settimana successiva, ogni martedi' e venerdi' (o almeno l'idea e' questa ;))

Ma riprendiamo per bene, da Bradamante.

Intanto apprendiamo parte del complicato albero di collegamenti tra le persone: Bradamante e' sorella di Rinaldo (e combattente paragonabile al fratello, come Sacripante ha potuto assaggiare di prima mano), si e' invaghita, ricambiata di Ruggiero, figlio di Ruggiero (gaah) e Galaciella. Destino ha voluto, pero', che si vedessero una volta sola.
Finora.

Piccola nota su Bradamante - come si sara' potuto capire, Bradamante era una donna "con due palle cosi'": cavalcava, menava di spada, se voleva qualcosa andava a prendersela. In questo momento sta andando da sola, in mezzo ad una guerra, alla ricerca dell'uomo che le piace. Da sola, con la spavalderia di chi ha una legione a proteggerla.

Cavalca cavalca arriva ad un boschetto, dove trova una femminuccia un cavaliere in lacrime.
L'ennesimo.
Finora nell'opera ci sono piu' cavalieri che donne in lacrime, tie', alla faccia degli stereotipi.

Dicevamo, un cavaliere in lacrime che, come succede spesso, ha una voglia matta di condividere il motivo delle sue lacrime con Bradamante, appena giunta, che non riconosce.

Il cavaliere, tra una lacrima e l'altra, racconta che stava guidando le truppe da re Carlo per opporre resistenza ai saraceni ed era accompagnato dalla sua ragazza.
Nei pressi di Rodonna compare in cielo un uomo a cavallo di una bestia alata che, vista la donna, cala in picchiata, la prende e la rapisce. Il cavaliere impreca e tira nuovi e coreografici insulti al cavaliere alato ma altro non puo' fare perche' bene gli insulti, ma volare e' un discreto vantaggio tattico™.

Si gira, dice alle truppe qualcosa come "vabbe', sempre dritto di qui per un po', non potete sbagliare, io ho la mia f... dolce amata da andare a salvare, ciao, eh, ciao!» e comincia ad inseguire alla meglio la bestia alata.

Sei giorni di inseguimento lo conducono alla visione qui sotto.


Visto il posto, il commento del cavaliere, tra se', e' stato "e come straca22o ci salgo, lassu'??".

La fortezza risplende come una fiamma, non sembra essere costruito di pietra come gli altri castelli, ed e' meravigliosa, un gran lavoro che, si viene a sapere, e' stata costruita da demoni e completamente ricoperta di acciaio infernale, temprato nelle acque dello Stige.

Il bastar vile marrano praticamente e' rinchiuso in un castello raggiungibile solo volando, ogni tanto esce, fa razzie nelle zone vicine, prende quello che gli serve e torna al castello.

Il cavaliere, disperato, si mette a frignare quando, all'improvviso, appaiono due cavalieri ed un nano: sono Ruggiero e Gradasso, con il loro paggio. Il paggio parla con il lacrimante, gli presenta i cavalieri e gli dice che son li' per dar prova del loro valore e sconfiggere il signore di quel castello e prendersi l'ippogrifo, il cavallo alato.

Il cavaliere, che avrebbe anche potuto fare lo stesso non stesse piagnucolando da due giorni, trova forse uno spiraglio di speranza e resta per assistere alla battaglia.
Da lontano, sia mai, eh.

Ruggiero e Gradasso arrivano alla base della montagna, Gradasso suona il corno in segno di sfida e poco dopo compare il cavaliere alato. Si getta, apre le ali e... si alza in volo, piu' in alto delle nuvole, dove osano le aquile, finche' non si vede piu'.

I due non fanno in tempo a chiedersi dove e' andato che l'ippogrifo ricompare all'improvviso, calato in picchiata sulla testa di Gradasso, che si prende una bella botta. Tenta di rispondere ma non fa in tempo: l'ippogrifo ha gia' ripreso quota.
Il cavallo di Gradasso, il piu' bello di tutto il mondo, cade a terra morto, Ruggiero fa per andare ad aiutare l'amico quando SBANG! anche lui si prende una botta dal cavaliere in picchiata.
E cosi' si svolge lo scontro: l'ippogrifo prende quota, sfrutta il sole per abbagliare i due cavalieri e ridiscende in picchiata, un mordi e fuggi che riempie di botte i due cavalieri.

Quando pero' il sole se ne va, i due sono ancora in piedi: il guerriero sull'ippogrifo, allora, toglie il drappo di seta dal suo scudo che, una volta scoperto, emana un bagliore rosso accecante che fa cadere a terra storditi Gradasso, Ruggiero ed il nano.
Oh, e pure il cavaliere lacrimante che, nel dubbio, quando si risveglia riprende a frignare: non c'e' piu' nessuno, infatti, ne' Ruggiero, ne' Gradasso, ne' il cavaliere alato. Non c'e' nemmeno il nano. Povero nano.

Qui finisce il racconto ed il cavaliere, indovinate un po'?
a) si riscuote e parte al salvataggio della sua bella
b) frigna e piange
c) si butta da un dirupo

Tutti quelli che hanno risposto b) possono proseguire.

Bradamante ha ascoltato tutto il racconto con... viva partecipazione, si, ecco, diciamo cosi'.
Fino a quando non e' spuntato il nome di Ruggiero: da quel momento in poi la sua attenzione era parecchio piu' alta e non e' stata granche' contenta di sapere che il suo amato era stato rapito da un mago su un cavallo alato che si trova su un castello praticamente inespugnabile.
Erano un po' di piccoli fastidi per raggiungere il suo obiettivo.
«Cavaliere - sbotta Bradamanta - ho una buona notizia per te: indicami la strada e portami al castello che con un pizzico di fortuna al mago ci penso io»
«Io ti ci porto, ma tanto ti imprigiona lo stesso, poi non ti lamentare con me, eh»

I due stanno per partire, Pinabello incredulo e Bradamante carica di voglia di menar le mani, quando, all'improvviso, arriva il paggetto.
Quel paggetto che stava rincorrendo Bradamante da un bel po', che ha detto il nome di Bradamante a Sacripante dopo che l'ha disarcionato, ve lo ricordate? Eh, l'Ariosto si.

Il paggio porta a Bradamante il messaggio che gli spagnoli hanno conquistato il litorale sud della Francia: questi erano vicini ai territori che il re aveva assegnato a Bradamante e, in sua assenza, gli spagnoli stavan prendendo troppo coraggio. Doveva tornare indietro e difendere il suo paese.

Bradamante ci pensa su.
Da una parte c'e' da menar le mani e salvare la sua patria.
Dall'altra parte c'e' da menar le mani contro un cavaliere alato ed avere Ruggiero di nuovo tra le mani.

Piccola nota extra: Bradamante, in piu' racconti, e' stata dipinta come leggermente ed impercettibilmente ninfomane. Tipo che secondo alcuni si e' ripassata tutti i cavalieri di Francia ed e' arrivata ad invaghirsi di un'armatura vuota (quasi vuota, "dentro" c'era un fantasma, ma vabbe').

Alla luce di questi fatti, e' facile intuire la risposta di Bradamante: «Eeeeh, mi dispiace, ma» ed ha inserito una bella sequenza di scuse credibili, tipo «ho il gatto sul fuoco», «ho le papille gustative interrotte», «mi son lussata una gamba a pranzo», cose cosi'. Il paggetto ci crede e torna sui suoi passi contento di aver portato la sua missione a termine.

Parte quindi con il cavaliere che non era piu' tanto contento: il cavaliere e', infatti, Pinabello di Maganza, e la casata di Maganza e' acerrima rivale della casata di Chiaromonte, la casata di Rinaldo e Bradamante.

Pinabello, dopo un bel giro, stava pensando di abbandonare Bradamante in mezzo ai monti, dispersa, in modo che non riuscisse a tornare: va avanti un po' e vede una caverna con un pozzo all'interno e decide di nascondersi li. Un buon piano, se non fosse che Bradamante l'aveva seguito da vicino.

Allora tenta il tutto per tutto: «Ho sentito la voce di una fanciulla: e' caduta dentro al pozzo, ho sentito che stava soffrendo, dobbiamo aiutarla»

Bradamante era tanto coraggiosa quanto poco prudente: crede a Pinabello, taglia il ramo di un olmo e lo da a Pinabello. Lui avrebbe tenuto il ramo, lei sarebbe scesa nel pozzo aggrappandosi all'altra estremita'.

Arrivata a meta' discesa, Bradamante sente una frase tipo «Mi piacerebbe che a questo ramo ci fosse attaccata tutta la tua famiglia»
Poi Pinabello lascia andare il ramo. Bradamante cade e solo per fortuna il ramo si incastra rallentando la caduta e, girando su se' stessa, lo sfrutta anche per attutire l'impatto.

Rimane svenuta per molto tempo: almeno fino al canto successivo.

A tra 10 giorni ;)

martedì 27 agosto 2013

Orlando Furioso - Suddenly, a necromancer!

E andiamo con il canto secondo... e strani incontri XD



Avevamo lasciato Angelica e Sacripante che incontrano prima il cavallo Baiardo e poi il suo cavaliere, Rinaldo, ed abbiamo ricordato che l'amore tende ad essere bastardo perche' ci si perde sempre dietro a gente che non ti caga.

Sacripante era appena montato in sella a Baiardo quando arriva Rinaldo. Rinaldo, ovviamente, vede il saracino e comincia ad urlargli contro: «Ladro! Ridammi il mio cavallo o te la faccio pagare! E ridammi anche la ragazza che non sei degno ne' di uno ne' dell'altra!»
«Ladro sarai tu, che ti volevi rubare la f... la ragazza qui, chiamami ancora cosi' che finisci male»

Dall'urlarsi dietro "Ti parcheggio le mani in faccia", "Segnati le ossa che te le mischio" e tutte queste frasi da maschio alfa all'arrivare alle mani il passo e' breve. Specie se, ricordiamo, si e' in guerra.

Il moro e' comunque a cavallo, ma il cavallo e' Baiardo, il cavallo di Rinaldo, un cavallo intelligente e che comincia a fare il gioco del padrone mettendo Sacripante in difficolta'. Sacripante si stanca subito del giochino, smonta e cominciano le botte. Mazzate sonore, menan fendenti che al confronto Vulcano faceva meno casino forgiando i fulmini di Giove fino al fendente di Rinaldo che sfascia lo scudo di Sacripante.

Una lastra d'acciaio rinforzata in osso.
Sfasciata.
Mecojoni.

Questo, approssimativamente, deve essere stato il pensiero di Angelica, la quale, visto il saraceno col braccio intorpidito e senza scudo, l'odio per Rinaldo reso fiammante dall'acqua della fonte magica, volta il cavallo e scappa nel bosco dove trova, poco distante, un vecchietto, con la barba lunga, vestito di sacco, a dorso di asinello.

Il vecchietto vede Angelica e si commuove, come un nonnino, cerca di aiutare la giovane: Angelica le chiede dove trovare un porto per andar via dalla Francia e mettere quanto piu' spazio possibile tra lei e Rinaldo.

Ora, piccolo inciso: la mia mente da giocatore di ruolo ha un detto marchiato a fuoco: lascia stare i vecchietti, perche', se in un mondo pieno di demoni, draghi, nonmorti ed altre schifezze del genere, hanno trovato il modo di diventare vecchi e non morire nel percorso, c'e' un motivo!.

L'Ariosto, in questo canto, ha dato un fondamento storico a questa fissazione.
Il vecchietto sente la richiesta e, allegro e sorridente, tira fuori un libro, dice due formule, rianima un fantasma e, tutto allegro, gli asseggna un compito.

Questa andava in giro per il bosco ed ha incontrato un necromante.
Cioe', un necromante! Un necromante gentilissimo, peraltro XD

Il fantasma fila veloce dai due che, nel mentre, si stavano ancora mazzuolando a vicenda, si butta in mezzo ai due e, con fare signorile, esclama «Per cortesia, quando avrete finito di spaccarvi le ossa a vicenda ed uno dei due arriva ad ammazzare l'altro, mi potete spiegare che cosa ne ricaverete? No, perche', sapete, il signor Orlando era di la', ha trovato la bella signorina che e' scappata da qui e se la sta portando via, peraltro sfottendovi e ridacchiando della vostra idiozia lungo il percorso. E se arriva a Parigi e la fa sua, voi non la rivedrete mai piu'. Ma continuate pure a picchiarvi, se vi va.»

Ora, da lettore, a mente fredda, vedere un fantasma che zompa fuori a caso e mi avvisa diciamo che forse un minimo di dubbio sarebbe anche potuto saltar fuori ma, nella foga del momento (e con in testa un'altra cosa, dal nome molto simile a "foga"), Rinaldo senza beh o mah, salta in groppa a Baiardo e si fionda a Parigi, cercando di intercettare il cugino e di recuperare Angelica.

Ora qualcuno potrebbe chiedersi "Ma Baiardo non era un cavallo riottoso, visto che Rinaldo lo stava inseguendo da due giorni?". Legittimo. In realta' Baiardo e' molto fedele al padrone e molto intelligente: in questi due giorni non e' scappato da Rinaldo ma si e' fatto inseguire mentre seguiva le tracce di Angelica, consentendo al suo padrone di ritrovarla. Sentito il fantasma gli ha creduto anche lui e si fionda al galoppo, sperando di far cosa gradita al padrone.

Rinaldo, nel mentre, e' incazzato nero con il cugino: gli sta portando via la f... Angelica, non stando ai patti e sfottendolo e, nel percorso, progetta nuovi e bizzarri metodi per strappargli il cuore e giocarci a pallavolo.

Cavalca cavalca ed arriva all'accampamento del bastonato esercito di re Carlo. Il re si sta gia' preparando all'assedio e sta recuperando gente, vettovaglie e scorte di materiali per riparare le mura e progettando di recuperare risorse in Inghilterra dove, eventualmente, preparare un accampamento secondario per radunare le forze e ripartire alla battaglia.
Nel momento in cui vede Rinaldo gli affida subito la missione: «Vai in Bretagna e preparami tutto cio' che serve per proseguire la battaglia!». Cosi', subito, quasi senza lasciarlo smontare da cavallo.
Pare che, in tutta la storia, questo fosse l'ordine meno apprezzato da Rinaldo che, comunque, a malincuore, esegue: arriva a Calé dopo poche ore e si imbarca il giorno stesso.

Poteva andare tutto liscio? Naturalmente no! Arriva la tempesta perfetta e la nave comincia a venir sballottata chissa' dove, con i marinai che cercando di dirigersi via e il Vento che gli taglia la strada perche' non vuole stare da solo.


Lasciamo Rinaldo alle prese con il mal di mare: il prossimo giro e' il turno di Bradamante!

venerdì 23 agosto 2013

Dadi


Non so di preciso da dove arrivino o da dove arriveranno, so solo che li hanno chiamati "D&D dices" in merito a D&D next e che li voglio :3

mercoledì 21 agosto 2013

Orlando furioso - Sacripante e Bradamante

Visto che in fondo parafraseggiare l'altro giorno non mi e' dispiaciuto, proseguo. Finche' e' divertente continuo :P
Direi che si puo' finire il primo canto :)



Avevamo lasciato Ferrau' e Rinaldo ad un bivio. Non sapendo dove andare i due si dividono, uno prende una strada, l'altro per l'altra.
Ferrau' inforca la strada e gira e gira e gira per il bosco fino a ritrovarsi al punto di partenza.
Giornata sfigata, niente da dire. Vabbe', almeno puo' recuperare il suo elmo.
Senonche' "suo" e' una parola grossa: l'elmo in realta' e' di Argalia, fratello di Angelica, e glielo aveva preso dopo averlo sfidato a duello ed ucciso. Ed e' nel fiume che, sorpresa, appare proprio il fantasma di Argalia che, indispettito, si riprende l'elmo.
«Brutto stronzo Marrano! - esordisce il fantasma - avevi detto che avresti ributtato il mio elmo nel fiume e invece te lo sei tenuto! E' un elmo normale, se devi rubarne uno rubane uno che ti faccia figo, tipo quello di Orlando che e' magico, e non rompere gli zebedei a me che ho... cioe', avevo un elmo di latta!»
Argalia quindi se ne va. E Ferrau' sbianca. E Ferrau' era nero! Era rimasto zitto ed interdetto (anche perche', diciamo, se ti compare il fantasma di uno che hai ammazzato personalmente ti viene da pensare che forse forse se la sia anche presa) e dopo la scomparsa del fantasma decide che non avrebbe piu' indossato un elmo fino a quando non avesse sconfitto Orlando a duello.

Si impone una nota a margine: Ferrau', grazie ad un incantesimo, e' totalmente invulnerabile tranne che nell'ombelico. E sull'ombelico ha una corazza GROSSA (mi pare qualcosa come sette strati di acciaio) quindi andare in giro senza elmo non e' che fosse 'sto grande svantaggio rispetto agli altri.

Ma lasciamo stare Ferrau'. Guardiamo Rinaldo.
Rinaldo seguendo la sua strada trova... Baiardo, il suo cavallo. Meglio che niente, si potrebbe dire, se non fosse che il cavallo deve averlo preso in antipatia e scappa di gran carriera, inseguito dal suo cavaliere.

...diciamo che lasciamo stare Rinaldo. Andiamo da Angelica che, corri e corri, arriva ad una radura. Convinta di essere abbastanza lontana da Rinaldo si ferma, lascia riposare il cavallo e trova un nascondiglio perfetto in un cespuglio sotto due alberi sulla riva di un fiume. Lei si sdraia e, bam!, si addormenta secca e riesce a riposare.
Per circa 3 minuti e 29 secondi.
Passato questo tempo sente dei passi: c'e' un uomo che si avvicina, smonta da cavallo, si avvicina alla riva e resta cosi' a capo chino per un'oretta.

UN'ORA.
Sospetto che Angelica dopo qualche minuto sia tornata secca a dormire.

Dopo si mette a piangere come un vitello. «Me l'hanno portata via! Una vergine e' come una rosa in un giardino, dopo che e' stata colta perde tutto! Me l'hanno portata via! Voglio morire! La mia vita non ha piu' senso!» ed altre uscite da emo quindicenne.

Angelica lo riconosce: e' Sacripante, re di Circassia, un altro di quelli che vorrebbero infiocinar perdutamente innamorati di lei. Sottoinsieme "stupido come un mattone rotto". Saputo che re Carlo l'aveva promessa al cavaliere che avesse fatto piu' strage di infedeli aveva guidato l'assalto al campo (i Circassi rientrano tra gli "infedeli", eh) e, non trovando Angelica, era in preda alla disperazione.
Angelica, ovviamente, sente tutto quanto. Il pensiero che le attraversa la mente si riassume in "[imprecazione], un altro! E un altro STUPIDO! Ma uno, UNO normale no? Vabbe', se non altro magari questo mi tira fuori da questo labirinto di alberi"
Angelica salta fuori dal nascondiglio e si spertica in lodi per Sacripante, che era venuto a liberarla attraversando mezzo mondo, e per Orlando che le aveva conservato il "virginal dono".

Sacripante, saputo che la fanciulla era li ed era ancora vergine, all'inno di "se Orlando e' stato fesso abbastanza da non prendersela, io col ca220 che me la faccio scappare", fece un rapido preventivo del numero di posizioni in cui si sarebbe schiacciato Angelica li ed ora, seduta stante, sotto gli alberi in riva al fiume. E qualora si fosse mostrata disdegnosa, sapeva che fingeva e che le sarebbe piaciuto, OVVIAMENTE.
Arrivato ad un onesto preventivo di diciannove posizioni, Sacripante si preparava gia' al "dolce assalto" quando sente un gran rumore in avvicinamento. Bestemmia a mezza bocca, sbuffa e si rimette in sella.
Dal bosco spunta un cavaliere in armatura bianca splendente ed un pennacchio bianco. Sacripante, incazzato nero perche' l'ha interrotto, parte alla carica. L'impatto e' tremendo e ad avere la peggio e' il cavallo di Sacripante che muore e cade sul suo cavaliere. Il cavaliere bianco vede la scena, scuote la testa e, senza dire una parola, se ne va.


Sacripante e' nero di vergogna.
E' stato disarcionato.
E' stato disarcionato davanti ad Angelica.
Vergognissima.
Angelica, imbarazzata, se ne esce con un «Beh, ma e' colpa del cavallo, era stanco, non era colpa vostra» ed altre scuse del genere, pensando "se questo emo adesso si suicida per la vergogna io da 'sto bosco non ne esco prima dei sessant'anni".
In quella spunta un paggio che corre a perdifiato dalla stessa direzione da cui e' giunto il cavaliere bianco. Si avvicina e chiede «Avete visto per caso un cavaliere con un pennacchio bianco?»
Sacripante sbotta «Si, che l'ho visto, mi ha abbattuto, dimmi chi e' che mi vendico!»
«Ehm... si, so il nome: si chiama Bradamante, signore, e' una... donna. Una donna molto forte in battaglia, si, ecco, io andrei, s'e' fatto tardi e...»

Il volto di Sacripante aveva assunto alcune sfumature di colore tra il ciano ed il magenta, cosa che ragionevolmente aveva inquietato il ragazzo.
Ma vediamola dal punto di vista del paggetto: sta inseguendo Bradamante, una guerriera, e si ritrova il re dei Circassi disarcionato col cavallo morto. Il paggetto sa cosa e' successo e resta sul vago, Sacripante (stupido come un mattone rotto, ricordiamo) gli spiega che l'ha abbattuto e chiede pure informazioni. Al che il paggetto risponde e se la fila.

Ritorniamo da Sacripante. E' stato disarcionato, davanti ad Angelica, da una donna. Non era piu' dell'umore giusto per condurre il "dolce assalto" e, scornato, comincia a scortare Angelica.

Passano pochi minuti ed ecco che spunta Baiardo dal bosco. Angelica riconosce il cavallo di Rinaldo e, dopo poco, eccolo spuntare fuori. Angelica chiede di andar via ma Sacripante, gradasso, «Fidatevi di me, a quello penso io»

Occorre una breve nota in merito: originariamente Angelica era innamorata persa di Rinaldo e Rinaldo la detestava. Una fonte magica a cui hanno bevuto entrambi ha trasformato l'amore in odio e viceversa. Quindi in molti sono ancora disorientati dalla cosa.

Il resto nella prossima emozionante bat-puntata!

lunedì 19 agosto 2013

Fantasy italiano

Il primo che nomina la Troisi riceve un buono gratis per un baffanculo. Cosi', per partire bene.

Parliamo di storie fantasy piu' serie.


L'Orlando Furioso e' un poema epico del '500 scritto da Ludovico Ariosto.
Ed e' geniale. Sul serio.
E' obiettivamente una lettura un po' piu' impegnata di "La principessa Raggio di Sole e il cane puzzolente" ma, devo ammettere, soddisfacente.

A parte lo stile di scrittura, considerare che e' un'opera che ha 5 secoli di bagaglio culturale in meno e una gestione di trame e sottotrame migliore di molte opere piu' recenti fa riflettere.
Lo sto rileggendo. Devo ammettere che riparafrasando alcuni pezzi e'... illuminante. Spiego con la prima scena, che mi ha colpito (e che avevo dimenticato).




Ora, rivediamo il tutto:

Pochi giorni prima della battaglia era nata una disputa tra il conte Orlando e suo cugino Rinaldo: entrambi scalpitavano... "infiammati di passione", diciamo, ecco, diciamo cosi', per la "rara bellezza" (di Angelica, principessa del Catai). Re Carlo non era per nulla contento della lite perche' distraeva i due cavalieri dalla guerra e quindi prende la donna e la consegna in custodia al duca di Baviera. «Angelica andra' a chi uccidera' piu' infedeli nella battaglia di oggi e si procurera' piu' onore sul campo di battaglia!». Facile a dirsi.
Il destino decide altrimenti: i cavalieri cristiani le prendono, l'esercito va in rotta, il duca viene fatto prigioniero e l'accampamento abbandonato. Ma senza Angelica che, trovato un cavallo e prevedendo che la giornata sarebbe stata tra le piu' sfigate, scappa in fretta e furia.
Angelica viene a sapere di aver ragione riguardo alla sfiga nel giro di qualche minuto: nel bosco trova Rinaldo che, caduto da cavallo, sta correndo disperato per cercarlo.
Rinaldo vede Angelica e sospira d'amore (si diceva cosi', all'epoca).
Angelica vede Rinaldo e impreca (non c'e' scritto ma secondo me impreca), gira il cavallo e via, in fuga! Non pensa a trovare la strada migliore ma pensa a correre. Veloce. Molto veloce. Al punto che si perde e finisce in prossimita' di un fiume.
Al fiume c'e' Ferrau', guerriero musulmano, che si era accaldato, aveva sete, voleva bere e, goffo, gli era caduto l'elmo nel fiume. Era li' che cercava quando arriva Angelica.
Ferrau' vede Angelica e sospira d'amore (Angelica produceva feromoni in quantita', si suppone).
Angelica vede Ferrau', impreca di nuovo (no, non c'e' scritto neanche qui, ma...) e manda il cavallo a briglia sciolta, in fuga, sempre piu' in fuga!
Ferrau', per cercare di compiacere Angelica, si frappone e cerca di fermare Rinaldo: i due combattono ferocemente, gli scudi si spaccano, le corazze si riempiono di ammaccature, entrambi sono ottimi guerrieri, entrambi sanno menar di spada ed entrambi se le danno di santa ragione.
Rinaldo, pero', ad un certo punto sbotta con una frase che, meno ingentilita, suona come «Bello scontro, però, mentre ci meniamo, la figa laggiù sta scappando... se prima la catturassimo e ci menassimo dopo?»
Anche secondo Ferrau', in effetti, l'idea e' buona. Lo scontro viene rinviato ad un momento migliore e i due partono all'inseguimento.
«Si - dice Rinaldo - pero' io avrei perso il cavallo, non posso continuare»
«Ma non e' un problema - risponde Ferrau' - ti do un passaggio io!»
Ed ecco che i due, di due eserciti diversi, che se le sono suonate fino ad un minuto prima, cavalcano insieme alla ricerca della fanciulla. Potere della fi dell'amore!
L'inseguimento procede fino ad incontrare l'incubo di ogni inseguitore: un bivio privo di tracce evidenti.

Ora... ammetto che le immagini che mi si formano in testa sono diverse da quelle che mi si formavano quando ero un cretino adolescente, ma l'opera e' e resta grandiosa.
Poi tocchera' alla Gerusalemme Liberata (le tocchera' venir letta, non venire stuprata in libere parafrasi, ecco).